
Tuscia 2025
LA STRADA DEL TEMPO
di Luciano Scandolaro
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Nell'oscurità del primo mattino solo la pioggia fa sentire la sua voce. La metropoli si sta svegliando. Finestre piene di luce e non è ancora tempo per lavorare, auto piene di persone e non c'è molto tempo per arrivare a destinazione.
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Tempo: il tempo trascorre anche per noi che viaggiamo verso mete che diventeranno parte della vita interiore di ciascuno. Il tempo non fa rumore ma sono i nostri passi a scandirne il ritmo perché la vita non scivoli come acqua sul basalto. Il passo è il cammino, la storia, lo sguardo, il suono, la parola, la contemplazione, lo stupore.
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Il Cammino
Cammina, cammina, cammina piccolo cuore… per una via che ti porterà dall’inaspettato alla meraviglia. Ed ecco la prima sorpresa, l’inaspettata: la Basilica di S Pietro in Grado in stile romanico pisano. È un bocciolo solitario nel prato verde. Qui incontriamo un compagno che ci accompagnerà per tutto il viaggio: lo stupore. Impariamo a conoscerlo nell’ammirare i dipinti del ‘300 con storie di S Pietro, lo ritroveremo nella Cattedrale di S Cerbone a Massa Marittima, nell’apparire della rocca su cui si erge Pitigliano, nel silenzio tra le poche case di Sovana, nell’Oratorio di S. Maria dei Bianchi a Città della Pieve, nella Cattedrale di S. Secondiano a Chiusi e infine nella trionfale facciata del Duomo di Orvieto.
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La Storia
”Tu trattieni dal sonno i miei occhi, sono turbato e senza parole. Ripenso ai giorni passati, ricordo gli anni lontani.” (Sal 74, 5-6)
La strada, i palazzi, le chiese, il sole stesso che fende le nubi rivelano più di quanto sembrano. Tutto ciò che vediamo è un itinerario che parte 2500 anni fa e, attraversando il Medioevo, il Rinascimento e il Barocco, ci porta ai nostri giorni e parla alle nostre anime. La Necropoli di Tarquinia è un grande sacrario sotterraneo. Scendiamo per scale ripide e ammiriamo le camere ornate da dipinti con immagini e colori ancora vividi. Le costruzioni, risalenti a 5-6 secoli a.C., ci parlano della profonda riconoscenza che questo popolo aveva per il destino dei defunti. Noi lo chiamiamo commiato, il ”permesso di partire" che chi ha vissuto chiede e chi si è amato per una vita (figli, genitori o una comunità intera) concede. Segni di gratitudine e affetto che abbiamo ereditato e del quale oggi, talora, stiamo perdendo la sacralità.
Il Sacro Bosco di Bomarzo è un parco del XVI sec. ornato da sculture, fatte in peperino, che creano un’atmosfera surreale dove storia e mitologia disegnano un percorso simbolico. Commissionato dal principe Vicino Orsini, per omaggiare la moglie Giulia Farnese, ha un significato ancora ignoto e il visitatore è sollecitato a dare una sua autonoma interpretazione.
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La Sguardo
Ecco, verranno giorni, - dice il Signore - in cui chi ara s'incontrerà con chi miete e chi pigia l'uva con chi getta il seme; dai monti stillerà il vino nuovo e colerà giù per le colline…pianteranno vigne e ne berranno il vino; coltiveranno giardini e ne mangeranno il frutto.” (Amos 9,13-14).
La faccia è riflessa sul vetro dove scorrono veloci le immagini: cielo e nuvole, nuvole e pioggia, pioggia e terra, terra e coltivazioni e lontano i monti Cimini, la val d’Elsa, il lago di Bolsena. Il tempo passa… e noi ce lo prendiamo, così la mente ha tutto il tempo di riavvolgere il nastro e ordinare ogni cosa. Ciò che abbiamo visto da lontano prende forma. Questa terra di Tuscia ci dona le pietre, tufo e peperino, che ammiriamo esposte nelle sculture museali, nell’impianto dei palazzi e delle chiese, e poi… poi Volterra “la città dell’alabastro”.
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Il Suono
Il tempo non fa rumore e noi stiamo vivendo il nostro tempo in luoghi deliziosi. Il suono tipico del tempo che scorre ci viene dagli orologi dei campanili con un ritmo simile al battito del cuore. Ci ricorda che siamo in cammino, che stiamo vivendo, che c’è in noi urgenza di vita. E’ la stessa sensazione che accompagna il cammino dei pellegrini i quali sostano lo stretto necessario e poi ripartono. Il rintocco ci ricorda di non perdere “tempo” “Sono la voce della nostra alleanza con il Dio del Cielo. Ci dicono che noi siamo il suo vero tempio. Ci invitano alla pace con Lui e con noi stessi.” (Thomas Merton)
Cammina, cammina, cammina piccolo cuore …: la pioggia “suona” accompagnando il nostro andare. Ha un suono distinto: ora uno scroscio, ora un picchiettio sui vetri del bus o ancora un ticchettio per annunciare il suo arrivo mentre ci incamminiamo per le strade di Massa Marittima.
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La Parola
a. Sedes Sapientiae
Non è Lei! Non è Maria! È la Sapienza che siede in braccio a Maria, lei è il trono su cui siede il Bambino.
“La Sapienza si è costruita la casa…” (Prv 9,1). Maria ce lo presenta e il Bambino sta in primo piano davanti a lei. Maria ce lo offre come dono di Dio “…voi siete in Cristo Gesù, il quale per opera di Dio è diventato per noi sapienza” (1Cor 1,30). Il primo dono dello Spirito Santo, che riceviamo nella Confermazione, è la sapienza. Non è la saggezza umana, frutto di conoscenza o di esperienza, è piuttosto l’opera dello Spirito Santo che ci aiuta a vedere le cose con gli occhi di Dio.
b. Turbata
"... A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto." (Lc 1,29)
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Due statue, una contrapposta all’altra, ci aprono l’ingresso all’altare del Duomo di Orvieto. L’Arcangelo Gabriele, sulla destra, porta la Lieta Novella a Maria, sulla sinistra. Le due sculture dell’Annunciazione sono separate ma non c’è vuoto: lo spazio è riempito dallo Spirito per opera del quale Maria concepirà Gesù. L’angelo è come se facesse irruzione sconvolgendo la quiete della casa. Maria è presa da inquietudine e sgomento ma non da incredulità. Non ci sono paura, incertezza, meraviglia in Lei nel momento in cui l’angelo le rivela che quell’annuncio è Parola di Dio (la cui origine è indicata dal dito puntato verso l’alto). Le statue sono foggiate con duttilità in modo da assumere la forma di due figure animate, come se tutto stesse accadendo ora, davanti ai nostri occhi. Il turbamento coinvolge i sensi, il cuore, lo sguardo, ogni fibra del corpo di Maria come accade a noi, quando ritorniamo con la mente al momento della nostra chiamata.
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La Contemplazione
Il tempo trascorre, lo vogliamo sentire, sentirlo mentre trascorre: coglierlo sul fatto minuto per minuto.
Cammina, cammina, cammina piccolo cuore… Contrapposto al “suono” c’è il silenzio che non è la semplice assenza di suoni. Il silenzio accompagna la riflessione camminando per le vie, ammirando i grandi capolavori nelle Cattedrali o il rispetto nelle necropoli. Si genera una solitudine “del” e “nel” cuore che ci fa vedere con chiarezza la bontà di tutte le cose. È quella vita stessa, pienamente cosciente, pienamente attiva, pienamente consapevole di essere vita. Nel cammino gli occhi si posano su tante cose belle. Impariamo a vederle, conoscerle, capirne il significato. La Cattedrale di S.Pietro a Sovana, in stile romanico, con 3 navate e un grande ciborio in travertino, si presta a questa contemplazione. Solo pietra, nuda, essenziale che non concede distrazioni. Contemplare tutto “il bello” è risposta a un appello: Dio ci chiama al risveglio. Gli occhi si spalancano di fronte al Gruppo della Pietà nel Duomo di Orvieto: un unico blocco di marmo dal quale emergono 4 figure. E’ il particolare che stupisce: Maria non tocca il corpo di Gesù, c’è un lembo del sudario che impedisce il contatto: delicatezza materna e devozione di “Figlia del Figlio”.
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Lo Stupore
Il primo grande segno della contemplazione, in questo pellegrinaggio, è la gratitudine e lo stupore ne è l’immagine stampata sui nostri visi o che trapela negli occhi. Lo stupore non richiede parole. In questo prende significato la preghiera quotidiana di inizio giornata: “Le Lodi”. Non preghiamo per pregare, ma per essere ascoltati.
Il secondo segno è che la contemplazione fa sorgere degli interrogativi sulla nostra fede, talora convenzionale. La predicazione dell’Anticristo, nella Cappella di S. Brizio nel Duomo di Orvieto, è la prova del fuoco per respingere idoli, pregiudizi e vane promesse a favore della Verità che ci ha toccato con la sua Luce.
Il terzo segno è il significato del nostro cammino. Abbiamo attraversato secoli di storia e come i Magi abbiamo fatto tanta strada con la speranza di colmare la nostra sete di vedere le cose belle. La gioia è il frutto di questa speranza perché alla fine abbiamo scoperto che l’amore di Dio ci cerca in ogni situazione e cerca il nostro bene e ci indica la strada per adorarlo attraverso le opere del creato e i capolavori fatti dagli uomini.
“Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi, è magnifica la mia eredità.” (Sal 16,6)
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