Venerdì 5 novembre, ore 20.30, l’Opera per organo di Johannes Brahms Organista: Alessio Corti
Ingresso gratuito
Il Maestro Alessio Corti…
"È una meditazione sulla morte, quella dell’opera 122, ben lontana dai toni drammatici e visionari più tipici del sentimento romantico. Attraverso le forme del Lied spirituale Brahms riattinge, come già aveva fatto nel suo Requiem, alle antiche fonti della musica sacra tedesca fondata sul corale: con la sua capacità di dialogo intimo e personale con i testi sacri e il patrimonio melodico dei canti luterani, Brahms consegna alla storia il più bel ciclo di Choralvospielen che sia mai stato scritto dopo Bach."
A. Corti
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Per una riflessione a margine del Concerto dei corali di Brahms
tra liturgia e musica (Don Maurizio)
Più che una meditazione sulla morte, vedrei il Corpus dei corali di Brahms più legati a un altro sentimento straordinario che definirei così:”desiderio di eternità”. Penso sia una delle cose completamente dimenticate dal nostro mondo e, forse, un po' lasciato da parte anche da noi cristiani. L'orizzonte terreno ci assorbe talmente che non abbiamo spazio per questo desiderio e quindi, anche la nostra fede si intristisce, perché non ha più questo sguardo rivolto all'Aldilà, alla Città Futura alla Gerusalemme del cielo.
Brahms sicuramente ci ha parlato del mistero della morte in termini altamente religiosi nel suo Requiem tedesco, sicuramente meno drammatici di quelli di Verdi, ma molto intensi. Il Requiem di Brahms non mette in musica la liturgia dei defunti la cosiddetta “Missa da Requiem”, ma è una meditazione su testi della Sacra scrittura in cui abbiamo i vertici assoluti della musica sacra corale che l'arte musicale ricorda.
Trovo quindi proficuo accostarci al Corpus dei corali ascoltando il Requiem: in particolare il brano della prima lettera ai Corinzi:
Si compirà la parola della Scrittura:
La morte è stata ingoiata per la vittoria.
Dov'è, o morte, il tuo pungiglione?
Dov'è, o morte, la tua vittoria?
Prima lettera ai Corinzi 15,51-52, 54-55
seguita da quel meraviglioso cantico dell'assemblea festosa dei Santi di Apocalisse 4
Tu sei degno, o Signore,
di ricevere la gloria, l'onore e la potenza,
poiché tu hai creato tutte le cose,
e per la tua volontà
furono create e sussistono.
Dico questo perché qui sta la chiave di lettura di questi corali.
Il desiderio di Eternità non è un'illusione, non è qualcosa che si racconta simile a una favola per tenere buona una umanità altrimenti destinata al “Nulla”, questo desiderio di Eternità è una certezza perché la morte è stata ingoiata dalla vittoria di Cristo; perché l'agnello immolato è ritto in piedi (ci ha detto la liturgia del giorno dei Santi), e a Lui appartiene l'onore, la gloria, e la potenza; Lui è il principio e il fine della storia e la sua Pasqua, la sua immolazione, diventano la chiave di lettura della storia stessa dell’umanità. I santi sono “coloro che hanno lavato le loro vesti nel sangue dell’Agnello e lo seguono dovunque Egli vada”. I Santi sono i testimoni dell’Amore di Dio che tutto vince per questo hanno in mano la palma della vittoria.
Certo allora io posso dire in verità, con le parole e con la musica splendida di Brahms: “O Padre abbandono nelle tue mani misericordiose il mio spirito, affido il mio corpo e la mia vita a Te”, perché so che Dio ha in mano le sorti della storia umana. “Ho questo desiderio che si manifesta come beatitudine per quegli uomini Santi che, attraverso la morte, sono già presso il Signore e intercedono per noi”. “Essi non hanno più le tribolazioni della terra, ma hanno la gioia della piena comunione con Dio”, perché il suo Amore è più forte di ogni nostra debolezza e la sua potenza si manifesta vittoriosa contro ogni male e contro la morte.
Certo le parole dei Corali intitolati “Herzlich tut mich verlangen”:
“Ardentemente desidero una fine beata
desidero abbandonare questo mondo per aspirare all'eterna Gioia
concludendo con l'ultima parola della Bibbia nell'apocalisse:
“Vieni Signore Gesù! vieni presto.
Riassumono benissimo questo desiderio.
La Liturgia di questi giorni ci ha fatto vivere la dimensione grandiosa della Chiesa che va oltre l’orizzonte terreno e contempla, nei suoi Santi, le persone che si sono realizzate obbedendo alla volontà di Dio. E poi prega per i defunti che sono presso il Signore: “Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà”. Se non ci fosse la vita eterna sarebbe insensato pregare per i defunti, ma noi sappiamo che il nostro Dio è “il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe il Dio dei viventi non dei morti” I nostri cari, dunque, sono vivi presso il Signore.
Auspico che questa musica meravigliosa ci comunichi il vivo desiderio di entrare in comunione con l'Eterno. Possa davvero questa musica sublime, cantata dal nostro organo, risvegliare in noi il profondo anelito dell’eternità!
Don Maurizio
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