Indimenticabile Carlo: testimonianza di don Gianfranco Poma
- santamariasegreta
- 14 set
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A una settimana dalla Canonizzazione condividiamo una testimonianza scritta da don Gianfranco Poma (Parroco dal 2000 al 2017) per il giornalino del Gruppo Medie di diversi anni fa.
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Custodisco dentro di me un vivo ritratto di Carlo Acutis. E ve lo descrivo.
Il suo sguardo prima di tutto, così franco e così accessibile; uno sguardo che da solo era un grande sorriso alla vita; lo sguardo di un ragazzo che non ha nulla da nascondere e un grande desiderio di comunicare. Dentro di me risento con emozionante precisione il tono della sua voce che racconta e che fa domande su questo e su quello: una voce trasparente, che non ha nulla da nascondere e la voglia di verificare il proprio pensiero e i progetti che spingono avanti la vita. La mia memoria ripercorre le osservazioni, gli argomenti, le valutazioni che di volta in volta Carlo mi sottoponeva: un colloquio senza darsi arie e senza timidezze.
Aveva il dono d'essere per temperamento molto concreto, convincente, proteso al domani, discreto.
Tutto questo è Carlo dentro di me, e aggiungo: questa immagine così cara e così ben a fuoco nel mio ricordo ha sempre il potere di lenire la ferita, che non mi abbandona, d'aver dovuto così d'improvviso dargli l'"addio", mio personale e dell'intera comunità: tutti smarriti dinanzi a una perdita così inaspettata e così sconvolgente.
Ricordandolo oggi come una presenza che non ha certo cessato d'essere con noi, mi domando: che dono ci ha fatto e continua a farci Dio attraverso di lui?
Carlo è stato una grazia evidente, attraverso la quale è stato possibile sperimentare che non è difficile per un ragazzo sveglio e sano coniugare nella vita Vangelo e festa, giustezza e buon umore, intelligenza e amabilità. Sì, perché Carlo era un ragazzo tanto dolcemente ignaro delle sue non comuni qualità personali quanto assolutamente a suo agio in tutti i campi dell'esercizio della sua umanità: in casa, a scuola, in Oratorio, nell'amicizia, nei rapporti con Dio.
Riconoscente verso tutti, succube di nessuno. Garbato dovunque, pur nella fermeza dei suoi convincimenti. Era l'esempio in carne ed ossa di una circolarità armonica, dentro la sua persona, tra i diversi livelli del suo vissuto: era senza pose, capace di dirsi e di ascoltare, sempre attento a non giudicare nessuno, mille miglia distante dall'esibirsi e dal primeggiare.
Non immaginava davanti a sé una vita brillante, ma una vita saporosa e intensa, sì. Non era un "santino", se con questa parola si volesse indicare qualcosa di artefatto, di ingessato, di estraniato dalla vita. Era un "chiaro" con immediatezza, senza infingimenti e con molti vivaci interessi.
Lo incontravi, stavi qualche minuto con lui e ne riportavi l'impressione di un tipo che amava non solo la propria vita, ma anche quella degli altri, con arguzia e con leale rispetto. In lui non c'era neanche l'ombra di una rassegnata inerzia nel conservarsi un bravo ragazzo; al contrario, conduceva dentro di sé vivaci discussioni su tutto ciò che la sua acuta percezione notava nella propria vita e nella vita di chi viveva al suo fianco e con cui condivideva i ritmi della giornata.
"Mi piace parlare con Gesù di tutto quello che vivo e che sento": questo mi disse una volta, svelandomi così il segreto della sua anima e della sua freschezza.
Nel conversare con lui e soprattutto ascoltandolo raccontare quel che gli accadeva e quel che cercava, coglievo che Carlo era una personalità attiva, ma non frenetica né inquieta o insaziabilmente in movimento. Amava raccogliersi in intimità con i propri pensieri e in conversazione con Dio. In questo era davvero puntuale e bravo: era il suo metodo per non farsi idee troppo vaghe sul proprio avvenire. Gli veniva spontaneo concludere certe sue conversazioni con un rapido "se il Signore vorrà".
Non conoscevo dettagliatamente le sue "devozioni" (gli dava fastidio solo l'idea di ostentare i suoi segreti spirituali): ma il suo intenso rapporto con l'Eucaristia, questo sì lo posso testimoniare con molta certezza.
Mi succede in non rare occasioni di sentirlo vicino incoraggiante e sorridente, soprattutto quando ho qualche cruccio e mi faccio molte domande sul cammino spirituale dei ragazzi. Forse davvero lui sta vicino a tutti nella nostra comunità. Quando penso a lui e alla sua lieta freschezza, mi ripeto che il Signore fa grazia in modo imprevedibile: e Carlo mi ha insegnato che una grazia non è veramente grazia se non quando uno non sente il bisogno di ostentarla. Per lui è stato davvero così. Una figura attuale di cristiano ragazzo.
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