Ho giocato a calcio con un Santo...
- santamariasegreta
- 2 giorni fa
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Domenica 7 settembre abbiamo avuto un nuovo santo, un ragazzino di 15 anni: Carlo Acutis. La cosa mi ha molto meravigliata, perché non sapevo di avere giocato a calcio con un santo.
Ecco come andarono le cose. Un sacerdote della parrocchia di Santa Maria Segreta di Milano, passando per le benedizioni natalizie, entrò nel centro dell’Opus Dei che frequentavo. Ascoltò con piacere delle attività di formazione cristiana che si organizzavano e domandò aiuto per il catechismo.
Accettai di fare da “tappabuchi”, perché lavoravo proprio ad un passo dalla chiesa. Smettevo di lavorare per fare lezione ai bimbi e al termine ritornavo in studio.
Avevo intravisto Carlo nel gruppo adolescenti di quella parrocchia. Non si faceva notare: era un ragazzo normale. Mi dissero di far giocare i bambini nel primo incontro dell’anno perché si conoscessero meglio tra loro e che mi avrebbero aiutata i ragazzi del post-cresima.
Si presentò soltanto Carlo.
Non era sportivo ma sorrideva
Era un ragazzo non esattamente sportivo: era abbastanza scoordinato, indossava abiti stirati. Devo ammettere di avere pensato: “Non mi serve un secchione qui, ma uno che ami correre, sudare…”
Eppure, conscio delle sue scarse abilità, sorrideva molto, correva nel campetto di calcio più per incitare i bambini che per far goal. Quel pomeriggio me lo ricordo bene: era evidente che Carlo era lì per obbedienza, disponibile a regalare un po’ del suo tempo. Non si tirò indietro, anche davanti a oggettive mancanze o perché era da solo senza gli amici del post-cresima.
Non ha cercato scuse come “non son capace”, “perché proprio io”.
C’è stato, anche a costo di sembrare un po’ ridicolo.
Da allora ci salutavamo con complicità. Anch’io non sono un asso a calcio: avevamo qualcosa in comune!
Dicono che fosse “un ragazzo normale”. A Carlo piacevano i videogiochi, ma li usava con moderazione e temperanza. Tutto è eccessivo se si è ingordi. Ogni strumento non è in sé buono o cattivo, è come lo si usa che lo rende opportuno o dannoso.
Col suo computer fece cose stupende. Iniziò il sito della parrocchia, aiutava la mamma e la nonna ad usarlo per cercare informazioni o effettuare pagamenti online, e spiegava con pazienza e sempre col sorriso.
A chi demonizza internet suggerisco di consultare il sito www.carloacutis.com, costruito da lui stesso, in cui troverà le sue mostre virtuali sulle apparizioni della Madonna, di cui era innamorato, sui novissimi, sugli angeli, sui miracoli eucaristici nel mondo. Su quest’ultimo tema trovò tutte le notizie che poté sul web: la sua ricerca fu così accurata da diventare una mostra che sta girando tutto il mondo.
Era amante dell’Eucaristia, che chiamava “la mia autostrada per il Paradiso”. Ho sentito la mamma di Carlo spiegare cosa intendeva. A volte ci comportiamo come se la Comunione fosse un simbolo, come i protestanti. Carlo aveva ben presente che è il modo in cui Dio ha deciso di stare vicino a ogni uomo.
Ogni volta che ci comunichiamo siamo uniti a Dio: la morte, ovvero il passaggio alla vera Vita, non sarà traumatica se siamo abituati già fin da ora a stare con Dio. La vita, le scelte si semplificano perché la Sua volontà diventa la mia.
Dovremmo essere impazienti di andare a Messa e prepararci con cura a questo incontro, con la confessione frequente.
Papa Francesco parlava dei santi della porta accanto. Non sospettavo che Carlo potesse essere un ragazzo così profondo. Dio ci offre sempre più frequentemente la dimostrazione che la santità è alla portata di tutti. Se solo smettessimo di stare sulla difensiva, potremmo dire come Carlo: “Non io ma Dio”.
Paola De Marzo




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