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Roma - Giubileo 2025

 Pellegrini di Speranza - Roma, 17-19 ottobre 2025

di Giovanna Viganò

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Siamo partiti venerdì 17 ottobre alle 6 del mattino e ci siamo ritrovati sul pullman, le parrocchie di Santa Maria Segreta, San Francesco al Fopponino e Gesù Buon Pastore.  Eravamo circa una cinquantina di pellegrini accompagnati dai nostri 3 parroci.

Lasciati i bagagli in hotel, abbiamo raggiunto, sempre con l’autobus, la Basilica di San Paolo fuori le mura. Lì ci aspettava una chiesa gremita di fedeli tedeschi che partecipavano alla messa accompagnata da un bellissimo coro, capace di coinvolgere anche tutti noi. Ci siamo poi diretti in una cappella laterale, dove alle ore 17 i nostri sacerdoti hanno celebrato la messa.

Don Maurizio ci ha illustrato le bellezze della basilica, guidandoci alla scoperta della sua storia e dei suoi tesori artistici. Entrando nella basilica siamo passati attraverso la Porta Santa e così abbiamo ottenuto la prima indulgenza plenaria del nostro pellegrinaggio.

La successiva sosta è stata all’Abbazia delle Tre Fontane, dove, secondo la tradizione, San Paolo fu decapitato il 9 giugno del 67. Il luogo è estremamente suggestivo e intriso di senso del sacro. Lo abbiamo visitato al calare della sera, quando una luce delicata e dorata illuminava le basiliche, rendendo l’atmosfera ancora più intensa e spirituale.

Poi siamo rientrati in hotel e abbiamo cenato in un ristorante lì vicino.

Il giorno dopo siamo partiti di buon’ora e, sempre in autobus guidati dal nostro fido Marco, ci siamo diretti verso la Basilica di Santa Maria in Trastevere. Lì, alle ore 8.30, i nostri tre sacerdoti hanno celebrato la messa.

Don Maurizio ci ha offerto una spiegazione artistica molto dettagliata, illustrandoci con passione i mosaici presenti sia all’esterno che all’interno della basilica. In seguito, a piedi, ci siamo diretti verso la Basilica di Santa Cecilia, dove si trova la tomba della santa, martire del I secolo d.C. Abbiamo anche ammirato il magnifico coro e il celebre affresco di Pietro Cavallini presso il monastero delle Benedettine di Santa Cecilia.

In seguito siamo andati a piedi fino all’Isola Tiberina, dove abbiamo visitato la Basilica di San Bartolomeo. La basilica è stata riconsacrata ai martiri del XX e del XXI secolo di tutto il mondo. Siamo quindi stati in sosta, in preghiera, in tutte le cappelle, dove abbiamo potuto venerare le reliquie dei martiri esposte.

Per il pranzo ci siamo diretti verso il ristorante Meo Patacca, un locale famoso situato nel cuore di Trastevere.

Nel pomeriggio abbiamo percorso il Cammino Giubilare. Questo itinerario prevede la consegna di una croce e di un sussidio di preghiera in Piazza Pia, per poi attraversare tutta Via della Conciliazione fino a raggiungere Piazza San Pietro e, infine, la Basilica di San Pietro. Anche lì siamo entrati passando attraverso la Porta Santa. È stato un momento molto importante del nostro pellegrinaggio e molto intenso spiritualmente.

Abbiamo sostato a lungo nella Basilica di San Pietro, immersi nella preghiera e nella contemplazione di quel luogo maestoso. Al termine della visita siamo rientrati in hotel e, come la sera precedente, abbiamo cenato nello stesso ristorante nei pressi dell’albergo.

La mattina successiva, dopo la colazione, ci siamo recati a visitare la Basilica di Santa Maria Maggiore, un’altra delle basiliche giubilari. Lì ci siamo subito recati alla tomba di Papa Francesco per recitare una preghiera e per visitare l’icona della Salus Populi Romani, tanto cara al Santo Padre.
In seguito, don Maurizio ci ha illustrato i bellissimi mosaici presenti nella basilica, spiegandone con passione il significato teologico e artistico.

Subito dopo ci siamo spostati verso la chiesa di Santa Prassede, che si trova nelle vicinanze, dove è stata celebrata la messa domenicale. Lì don Maurizio ci ha illustrato non solo i meravigliosi mosaici presenti nell’abside, ma anche una cappella laterale, ricca anch’essa di significato e di bellezza artistica, detta il sacello di San Zenone o anche Giardino del Paradiso, che è un autentico tesoro della basilica. Si tratta di un piccolo oratorio aperto lungo la navata destra, interamente rivestito di mosaici che avvolgono il visitatore in un’atmosfera di grande suggestione orientale. È considerato uno degli esempi più importanti di arte bizantina a Roma, straordinario per la ricchezza dei colori e la raffinatezza delle figure che vi sono rappresentate.

Di seguito, in pullman, ci siamo diretti verso Piazza San Pietro, dove abbiamo assistito alla conclusione della messa per la canonizzazione di alcuni santi e alla recita dell’Angelus. Dopo aver salutato con emozione il Papa, che passava tra la folla sulla Papamobile, ci siamo poi diretti all’autobus.

Sulla via del ritorno ci siamo fermati a Fiano Romano, dove, in un accogliente agriturismo, abbiamo pranzato per l’ultima volta, gustando ottimi piatti della tradizione locale.

Ci siamo poi diretti verso Milano, dove siamo arrivati in tarda serata, stanchi ma colmi di gratitudine per i giorni intensi e ricchi di fede vissuti insieme.

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"L'Arte e la Bellezza rendono gloria a Dio"

di Marina Mojana

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Mentre aspettavo all’Hotel Madison i miei compagni, che sarebbero arrivati in pullman da Milano nel primo pomeriggio di venerdì 17 ottobre, decisi di uscire e di godermi una stupenda ottobrata romana. Passeggiando in zona stazione Termini vidi una lunga fila di venezuelani in coda: stavano aspettando il loro pass per poter partecipare, domenica 19 ottobre, alla canonizzazione di José Gregorio Hernández Cisneros, medico e fedele laico, noto come "il medico dei poveri". Alzai lo sguardo e mi accorsi che lì adiacente si apriva il portone della Basilica parrocchiale salesiana del Sacro Cuore di Gesù al Castro Pretorio. Entrai nella chiesa dove San Giovanni Bosco pianse per quindici volte celebrando la Santa Messa, il 16 maggio 1887 e lì, senza averlo programmato, iniziò il mio pellegrinaggio giubilare. Visitando la basilica scoprii che anche la suora salesiana Maria Troncatti, figlia di Maria Ausiliatrice, missionaria e infermiera in Ecuador, sarebbe stata canonizzata domenica 19 ottobre e mi sentii nell’abbraccio universale, cioè cattolico, della grande famiglia del popolo di Dio.

Mi confessai e prima di uscire dalla basilica, tra le tante iscrizioni bibliche che ne decoravano l’interno, mi colpì quella tratta dal Libro dei Proverbi (23,26): Praebe fili mi cor tuum mihi. “Dammi il tuo cuore figlio mio”; l’Altissimo lo stava chiedendo anche me.

 

Il nostro pellegrinaggio, grazie al programma proposto da don Maurizio, è stato all’insegna dell’arte e della bellezza, sempre orientata a rendere gloria a Dio.

Dalla basilica di San Paolo Fuori le Mura, visitata venerdì pomeriggio con la luce del tramonto che ne infuocava la facciata - mentre all’interno risuonavano i canti dei pellegrini tedeschi e noi partecipavamo alla Santa Messa in una cappellina laterale - fino al complesso dell’Abbazia delle Tre Fontane visitato al crepuscolo - mentre i monaci cistercensi recitavano i vesperi - il primo giorno si chiudeva nel segno della speranza trasmessa dall’apostolo Paolo alla comunità cristiana di Roma (cfr. Lettera ai Romani 5, 1-5) prima di essere decapitato il 29 giugno del 67.

 

Sabato 18 ottobre, festa di San Luca evangelista, a Roma si celebrava il Giubileo di Rom, Sinti e Camminanti, mentre la nostra piccola comunità ambrosiana iniziava la giornata con la Santa Messa concelebrata alle 8.30 da don Maurizio, don Matteo e don Serafino nella chiesa di Santa Maria in Trastevere. È stato un momento di profondo raccoglimento, con la chiesa tutta per noi, sovrastati dagli stupendi mosaici tardo bizantini dell’abside, commissionati da papa Innocenzo II tra il 1130 e il 1143. Il Cristo cinge con la mano destra le spalle della Madre e con la sinistra sorregge un libro aperto che riporta: “Veni electa mea et ponam in te thronum meum”. Mentre sul cartiglio nelle mani della Vergine è scritto: “La sua sinistra sia sotto il mio capo, e la sua destra m’abbracci”. Con le dita della mano sinistra la Vergine indica il Figlio. È il gesto tipico della Madonna Advocata, cioè della Vergine che intercede per l’umanità.

Alla luce della recente nota dottrinale Mater populi fidelis del Dicastero per la dottrina della fede, firmata dal cardinale prefetto Víctor Manuel Fernández e dal segretario per la sezione dottrinale monsignor Armando Matteo, mi chiedo perché non bisognerebbe più invocare la Madonna “Mediatrice di tutte le grazie” come hanno sempre fatto da millenni i suoi figli, i papi, i santi e i mistici…

 

La mattina di sabato è stata intensa e ricca di benedizioni. A Roma abbiamo potuto ammirare la centralità di Cristo nella storia della salvezza affrescata da Pietro Cavallini nel XIII secolo e conservato in buono stato nel convento della chiesa di Santa Cecilia, affidato alle monache benedettine. Siamo saliti al primo piano dell’edificio e abbiamo potuto sostare davanti al dipinto a distanza ravvicinata. Il Cristo giudice del Cavallini è in linea d’aria con l’Agnello mistico raffigurato nel mosaico dell’abside. Come dire che la nostra salvezza è raccolta ed espressa nello stesso sguardo del Cristo vero Dio che giudica e del Cristo vero uomo, immolato sulla croce per amore, che perdona.

 

Da Santa Cecilia, camminando per Trastevere, siamo giunti alla basilica di San Bartolomeo all’isola Tiberina, santuario dei nuovi martiri del XX e del XXI secolo. È affidata alla Comunità di Sant’Egidio, e ospita numerose e bellissime icone contemporanee, dipinte da un’iconografa italiana amica della Comunità. Ogni cappella è dedicata ai martiri per la fede testimoniata in Asia Minore, Africa, Americhe, Europa, ma anche sotto i totalitarismi del Nazismo e del Comunismo.

Insieme abbiamo pregato con le parole del Salmo 37: “Molte sono le prove dei giusti, ma da tutte li salva il Signore; egli custodisce tutte le loro ossa, neppure una andrà spezzata. La salvezza dei giusti viene dal Signore; egli è loro difesa nel tempo della prova”.

 

Dopo un pranzo ristoratore all’Osteria Meo Patacca (pasta all’amatriciana e arista arrosto con patate al forno) raggiungiamo in pullman il Vaticano per compiere il gesto più importante di tutto il pellegrinaggio: percorrere in gruppo, dietro la croce giubilare sorretta da don Matteo, tutta via della Conciliazione, da piazza Pia alla chiesa di Santa Maria in Traspontina, fino alla Porta Santa in San Pietro. Dopo averla varcata e avere sostato davanti all’ingresso della Tomba dell’Apostolo Pietro rinnovando la nostra professione di fede, ci siamo sparpagliati tra le meraviglie artistiche che decorano la basilica, dentro la quale è impossibile non cogliere il potere e la bellezza della Chiesa cattolica, intreccio sorprendente e misterioso di carnale e spirituale.

Prima di lasciare la basilica con Giovanna, la mia simpatica compagna di stanza, abbiamo recitato il Santo Rosario ringraziando l’Altissimo per la sua misericordia, per Gesù Salvatore e per Maria, Madre di Dio: “In lei vediamo come la speranza non sia fatuo ottimismo, ma dono di grazia nel realismo della vita” (Spes non confundit, 24).

 

Sulle orme di Maria, Madre della Chiesa, domenica 19 ottobre, nostro ultimo giorno romano, abbiamo visitato alle 8.30 la basilica di Santa Maria Maggiore, sfilando in silenzio davanti alla tomba di papa Francesco e abbiamo raggiunto a piedi la basilica di Santa Prassede, partecipando alla Santa Messa concelebrata dai nostri tre parroci. Scrigno di bellissimi mosaici bizantini e carolingi, fu edificata per volere di papa Pasquale I nel IX secolo sopra la più antica chiesa paleocristiana. Al centro del pavimento, un disco di porfido copre un pozzo, ove, secondo la leggenda, Santa Prassede raccoglieva i resti dei martiri e il loro sangue con una spugna.

Il mio pellegrinaggio giubilare finiva lì… rientrai a Milano in treno, nel primo pomeriggio, certa che il Signore mi aspetta paziente e continua a dirmi: “Dammi il tuo cuore figlia mia”.

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“A Roma, il Giubileo della Bellezza”

Parole ed emozioni dei parrocchiani di S. Francesco al Fopponino

 

Fare un pellegrinaggio a Roma in occasione del Giubileo 2025 è stata per me un esperienza nuova e del tutto inaspettata.

Inizialmente pensavo che fosse una cosa di routine e dopo aver partecipato a quello ad Assisi per San Francesco in cui le emozioni furono tante non pensavo di riviverle anche in questa occasione: Roma è conosciuta ed in un'altra occasione mi era capitato di visitare San Pietro ed altre Chiese e Basiliche di questa città. Inoltre credevo che fosse un viaggio come tanti altri, con qualche testimonianza religiosa in più. Quanto mi era sbagliato e quanti luoghi comuni e sbagliati. L’ho capito solo facendolo che la realtà e le emozioni sono state altre e molto più profonde di quanto avevo immaginato.

Già lungo il viaggio mi sono accorto che cresceva in me la voglia di vivere questo pellegrinaggio ed era divenuto importante per me arrivare a Roma per realizzarlo. Giorno dopo giorno questo desiderio cresceva ed è stato bello per me vedere e constatare che ad avere questo bisogno e a vivere queste emozioni non ero il solo ma anche di coloro che erano con me.

Un gruppo formato da fedeli di tre parrocchie, alcuni non li avevo mai conosciuti, ma solo il fatto di essere lì insieme per lo stesso obbiettivo mi dava un senso di comunità ampia che travalicava i confini di ogni singola parrocchia.

Quando sabato al termine del nostro cammino giubilare siamo entrati in San Pietro sulla tomba di San Pietro io lì ho percepito una forte emozione, se è vero che tutte le Chiese sono la casa del Signore questa lo è ancora di più. Emozione fortissima, mia e di tanti altri di quel pellegrinaggio, è stato assistere domenica, ai lati del porticato di Piazza San Pietro, al discorso breve ma efficace del Papa in cui la Pace veniva esplicitata non come concetto astratto ma come la vera essenza dell’uomo e della sua umanità. Vedere il Papa a pochi metri da noi sulla sua papamobile è stata una emozione improvvisa e del tutto inaspettata. Io quando avevano eletto Papa Leone ero pieno di dubbi e di perplessità e questi, come neve al sole, in un sol colpo si sono dileguati ed è cresciuta in me la consapevolezza che la sua figura è qualcosa che travalica la nostra dimensione umana.

Un grazie e un abbraccio ai 3 sacerdoti che ci hanno accompagnato, ognuno con un proprio ruolo e funzione, ma per questo bello e indimenticabile. (Alfredo Costa)

 

 

“Quando ho saputo del pellegrinaggio per il Giubileo a Roma 2025 ho deciso che avrei partecipato anche da sola, nel tentativo di ritrovare me stessa. Cercavo più che una esperienza di conversione una ragione di speranza. Avevo bisogno di trovarmi di fronte al Signore a tu per tu; desideravo sperimentare il suo amore e percepire dentro di me che sono veramente importante nonostante le mie fragilità. 

Ho ricevuto più di quello che cercavo. 

Mi sono resa conto che per rinnovarmi devo soprattutto imparare ad accogliere ciò che mi capita ogni giorno come un dono unico e irrinunciabile, sia essa una esperienza bella (come quella di questi 2 giorni) sia una esperienza dolorosa, dove devo fare i conti con i miei limiti.

Le persone che mi hanno accompagnato in questi giorni si sono dimostrate un segno che Dio mi ascolta anche quando mi sento perduta e sola. Don Serafino, don Matteo, don Maurizio hanno detto che non è importante l’elenco dei miei limiti, che faccio durante il sacramento della riconciliazione, ma il perdono che mi attende. In queste parole ho ritrovato la fiducia e la voglia di cercare e riconoscere nella mia vita i segni di un Dio che mi cerca e che non aspetta altro che io me ne accorga.

E’ stata una bella sensazione attraversare la Porta Santa e vivere le funzioni.

Commovente è stata la presenza di papa Leone, un vero senso di pace”.

(Marisel Gutierrez)

 

“Nei giorni scorsi insieme a parrocchiani di s. Maria Segreta e di Gesù buon Pastore, abbiamo compiuto il pellegrinaggio a Roma per il Giubileo della Speranza.

E’ stata una esperienza comunitaria che ha creato spazio in ognuno di noi e riflessioni, per un arricchimento spirituale, per una vicinanza sensibile con ciascuno di quanti stavano condividendo quel percorso. E’ stata anche una fatica fisica, che tuttavia ha rappresentato un riportarci sulle fatiche della vita, sulle fatiche quotidiane che ci accompagnano e che affrontiamo e al termine delle quali possiamo provare ad arrivare agli obiettivi che ci siamo dati.

Ed ecco allora come fatica e Speranza sono come compagne all’interno del cammino che facciamo, di ogni cammino. Che sia il crescere una famiglia, che sia il lavoro, che siano sogni nostri o obiettivi che possano arricchire altri .. Sempre una fatica ci accompagnerà per poter realizzare o raggiungere quella Speranza, ma il sentire quella fatica sarà il segno di quanto stiamo facendo per giungere alla meta che rappresenta la Speranza che ci siamo dati”. (Alberto Zanobio)

 

 “C’era tra noi un’atmosfera di attesa quando il 17 ottobre un numeroso gruppo di persone delle nostre 3 parrocchie è partito per il Giubileo: ciascuno portava Roma i suoi pensieri più profondi, le sue fatiche e il desiderio di domanda e di preghiera.

L’attesa e il desiderio di portare al Signore ciò che si aveva nel cuore ha trovato risposta nella straordinaria bellezza della città e dell’arte di cui ogni strada, ogni chiesa, ogni basilica era costituita: mosaici d’oro che rappresentavano il Cristo Pantocratore, il Signore del mondo, la Vergine e Madre e Regina Maria, gli Apostoli,  i Martiri .. le opere murarie maestose, le sculture, i dipinti .. tutto, ma proprio tutto, esprimeva bellezza e maestosità. E dentro questa “aurea sacra” mi sono sentita parte di una storia millenaria, vicina più che mai a Dio: infatti il solo ammirare era in sé preghiera perché, ne sono certa, la bellezza stessa è espressione di Dio.

Sono tornata a casa con un grande senso di gratitudine nel cuore: per l’occasione di aver condiviso con compagni di viaggio preghiera e emozioni ed anche qualche bel momento di convivialità, per aver potuto “riempire gli occhi” di una diffusa bellezza a volte gloriosa a volte semplice ed umile. Ho provato poi una profonda emozione alla tomba di papa Francesco e altrettanta emozione in san Pietro alla presenza di papa Leone e, infine, per aver potuto offrire a Dio la mia “piccolezza” affinché, attraverso il perdono, la renda “bellezza”! (Ornella Villella)

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Le Immagini sono prese dal web. Se qualcuno che ha partecipato al pellegrinaggio volesse condividere qualche foto da poter pubblicare (2/3) le può inviare via mail a segreteria@santamariasegreta.it. Grazie!

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Parrocchia Santa Maria Segreta

Milano

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