Nel progetto pastorale della nostra parrocchia si inserisce benissimo questo concerto che è una meditazione sull'Avvento con le significative musiche di Johann Sebastian Bach. Tutti noi sappiamo che il verbo tipico dell'Avvento è il verbo “venire”. La liturgia è intrisa da questa invocazione: “Vieni Signore Gesù, vieni presto!”. Questa invocazione tra l’altro è l’ultima frase del libro dell'Apocalisse, con cui termina tutta la Sacra Scrittura.
L’Avvento di Dio che entra nella Storia dell’uomo dà significato al nostro tempo e fonda la nostra speranza nell’attesa di un mondo futuro. Il Verbo si è fatto carne, ha tagliato la storia e ha dato definitiva pienezza al tempo dell’uomo. Così scrive Thomas Eliot nei suoi cori della Rocca: “Un momento non fuori del tempo, ma nel tempo, un momento nel tempo, ma non come un momento di tempo, un momento nel tempo, ma il tempo fu creato attraverso quel momento: poiché senza significato non c’è tempo, e quel momento di tempo diede il significato”.
Ascolteremo questa sera il Corale di Bach “ Nun komm der Heiden Heiland”, basato sull’inno della liturgia del tempo di Avvento “Veni Redemptor gentium” in triplice versione nei numeri di catalogo 659 – 660 - 661 dove appunto si invoca: “Vieni o Salvatore delle genti”.
Vorrei attribuire a questa triplice versione di Bach una coniugazione del verbo venire nelle sue diverse dimensioni temporali: “Venne”, la prima venuta; “Viene”, nell'oggi della Chiesa e “Verrà”, Glorioso, alla fine dei tempi.
Interessante vedere come nel primo Corale Bach sembra immaginare l'incontro di un Dio che entra nella storia dell’uomo in modo quasi silenzioso. L’incipit del primo corale assomiglia a dei piccoli passi, quasi timidi, verso un incontro silenzioso, notturno, nell’intimità e nel nascondimento, lontano da ogni frastuono, proprio come l’evangelista Luca ci descrive l’avvento del Salvatore nella sua celebre pagina evangelica. Da qui però scaturisce una delle melodie assolutamente eterne che restano nel profondo del cuore di ogni uomo, una melodia angelica, come quella cantata dagli angeli alla grotta di Betlemme. L'incontro con Dio avviene nel silenzio, nell’intimità di un cuore aperto ad accogliere.
Mi piace invece immaginare il Trio, BWV 660, con i frequenti cromatismi discendenti, come la determinazione di un Messia che non considera “un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso assumendo la condizione di uomo”. Prendendo su di sé il peccato dell’umanità, ogni sofferenza, ogni umana fatica, ogni difficoltà del vivere il tempo presente, Gesù che vuole condividere totalmente la storia con l’uomo.
E poi l'avvento celebra anche il ritorno Glorioso di Cristo: “colui che era, che è, e che viene”, il principio e la fine, l’alfa e l’omega, colui che può aprire il libro dei sigilli. Colui che avete visto andare in cielo, dicono gli angeli agli apostoli stupiti e increduli, un giorno verrà, sì verrà: questa è la speranza della Chiesa. Verrà come Giudice glorioso, radunerà tutte le genti, ricapitolerà tutte le cose, sarà tutto in tutti. Il terzo corale con l’incedere solenne del cantus firmus al pedale, celebra il ritorno glorioso di Cristo nella pienezza della storia.
Infine un monito su come vivere questo tempo di Avvento. Non si può attendere e dormire, occorre essere vigilanti! La liturgia costantemente in questo tempo ci invita a pregare, vigilando nell'attesa. “Svegliatevi una voce vi chiama” dice Bach in quel meraviglioso Corale “Wachet auf”, forse uno tra i più famosi delle composizioni bachiane, ispirato alla parabola delle Vergini che attendono l'arrivo dello sposo per entrare con lui alle nozze: cinque stolte e cinque sagge, si dice il Vangelo. Qui sembrerebbe che il ritmo di danza che il compositore ci fa ascoltare, sul quale si appoggia poi la splendida melodia del corale, stia a simboleggiare, appunto, la gioia delle vergini che, danzando, entrano insieme allo sposo al Convito nuziale.
A questo banchetto nuziale noi pensiamo sia presente il nostro carissimo Enzo Corti alla cui memoria tutti noi vogliamo dedicare questo concerto ricordando, tra le altre cose, il suo amore alla musica, la sua passione per l’organo, la sua vita totalmente dedicata alla conoscenza, allo studio e all'insegnamento e lo facciamo volentieri con il figlio Alessio e con questo splendido strumento da lui progettato e fortemente voluto che noi custodiamo come sua preziosa eredità.
Don Maurizio
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